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L'atelier
di Milano era senza dubbio quello in cui Petros trascorreva la
maggior parte del tempo, abbandonandolo solo per reperire materiali o
incontrare persone che avessero a che fare, per la maggior parte dei
casi, con la sua sfera artistica. Così ne ricorda l'atmosfera la
giornalista Maddalena Tufarulo tra le righe di Arte el 2004:
"L'accoglienza che subito ci riserva è calorosa e
l'impressione che riceviamo è forte: già sull'uscio del suo
studio-officina percepiamo l'odore penetrante di olii e vernici,
mentre la lucentezza della pittura freasca ancora scintillante, le
scatole di colori aperte qua e là e le grandi tele creano fin da
subito un effetto spettacolare sulla nostra immaginazione...Siamo
rapiti dall'uso preciso e deciso che fa del colore, che con incastri
ritmici crea un'immagine sincopata...la pittura di Petros si
ricollega soprattutto all'automatismo psichico, al linguaggio
dell'inconscio, cioè a quella liberazione energetica di immagini
tanto predicata dal surrealismo, di cui infatti Petros è uno degli
esponenti più significativi e rigorosi...scelte cromatiche intense,
senza derive sentimentali"