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Ricorda Marcello Venturoli
nel 1992: "Non c'è discorso del pittore che si soffermi
molto sulla carriera, il mercato, l'organizzazione artistica: Petros
vive nella pittura passata e presente dalla mattina alla sera:
pettegolezzi, furberie, congiure, che sono materia di discorsi anche
fra gli artisti, quasi non li conosce; e d'altra parte se si entra
nella sua officina si ha la gioia di essere subito in medias
res:ché possiede affinati suoi strumenti, chè dispone di un
"gusto" maturato dalla generazione dopo Picasso; ché ha
attinto al surrealismo con molto discernimento, ché ha verificato la
sua ispirazione in cicli riconoscibili di tappa in tappa, eppure
univocamente volti all'affermazione dell'amore per l'umanità dentro
la storia, quindi con tutte le sue contraddizioni."